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Identità di genere: approccio psicologico e pedagogicotorna su

Un puzzle che va completandosi poco a poco. È la metafora proposta dalla Preside, prof.ssa Piera Ruffinatto, all’avvio del secondo incontro del Corso interdisciplinare sul tema “Identità di genere: sfide e prospettive per gli educatori”, organizzato a Roma dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”. Uno scenario ampio, complesso e sfidante quello emerso negli interventi dei relatori della mattinata di studio del 23 novembre scorso, dove le diverse espressioni del concetto di gender sono state rilette in chiave antropologica, giuridica e biologica per comprendere il fenomeno con spirito critico e con l’intento di liberare il campo da fraintendimenti e forzature interpretative.

La Tavola rotonda odierna, con gli interventi di Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, ed Emanuele Fusi, consulente pedagogico e formatore, si concentra sugli approcci psicologici e pedagogici, con l’obiettivo di fornire strumenti interpretativi sul piano della pratica educativa e formativa di genitori, insegnanti, educatori. A moderare gli interventi, la prof.ssa Maria Grazia Vergari, docente alla Facoltà “Auxilium”.

 

A partire dalla sua esperienza in un servizio territoriale a Milano e di formatrice di genitori e insegnanti, Mariolina Ceriotti Migliarese premette che l’identità umana è sempre un’identità sessuata. Ma se dal punto di vista biologico nasciamo secondo due specifiche definite (il maschile o il femminile), il corpo sessuato da solo non definisce l’identità della persona. Questa si rivela in un percorso che parte dal dato biologico ma che passa attraverso una storia complessa di identificazioni e rispecchiamenti e coinvolge il corpo (proprio e dell’altro), il linguaggio, le relazioni e il contesto culturale nel quale siamo immersi e che ci orienta sul valore e sul significato della nostra identità.

 

Il contesto socio-culturale ed educativo per definire l’identità di genere è determinante anche perEmanuele Fusi, docente di Scienze umane e Filosofia in un Liceo di Monza. Occorre partire da un atto di consapevolezza degli adulti e dei nostri modelli, aspettative, dei valori di riferimento, riconoscendo che l’azione educativa è sempre orientata e orientante. Da qui, gli interrogativi sfidanti: quali sono le posture e gli stili educativi prevalenti? come questi offrono spazi di individuazione ai più giovani e secondo quali traiettorie formative? Si scopre così che il disorientamento relativo alla messa in questione di sé e alla sua formazione non è che l’emergenza di un modo di abitare l’esperienza che spesso gli adulti, con poca intenzionalità, hanno offerto ai più piccoli. Occorre quindi re-istituire esperienze che permettano l’incontro, la rivelazione e la coltivazione della propria unicità nella relazione e non contro ogni legame.

L’analisi culturale sul tema è approfondita dal documentario - riproposto in questa seconda giornata del Corso - “Vite in cerca di identità”, curato da Annalisa Picardi e Edoardo Zaccagnini, dove nella produzione mediale si intravvedono itinerari fecondi anche per le professioni educative.

 

A tirare le file delle due intense mattinate di studio, è ancora la Preside chesottolinea l’importanza di acquisire una consapevolezza interpretativa del fenomeno gender e delle sue varie espressioni, ed anche la necessità di fare rete tra istituzioni educative per aprire percorsi di formazione e di educazione. «Ogni sfida educativa - osserva - cela opportunità e risorse che solo l’occhio esperto di una educatrice, un educatore sa cogliere e volgere a suo vantaggio, valorizzando la ricerca di senso, il desiderio di trovare se stessi attraverso relazioni autentiche e generative».


 

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