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Risonanze al documento «Ad theologiam promovendam»torna su

Gioia e gratitudine sono due parole che esprimono il sentimento con cui la Facoltà «Auxilium» accoglie il Motu Proprio Ad theologiam promovendam di papa Francesco, accogliendone l’appello profetico, entrando più consapevolmente e operativamente nell’areopago dei saperi, per servire con sempre maggiori competenze la persona-comunità umana.

 

Il dialogo con la prof.ssa Marcella Farina, docente emerita di Teologia Fondamentale, offre una risonanza fondata nella quarantennale attività in una Facoltà non esplicitamente teologica, ma costitutivamente attenta all’umanesimo cristiano trasmesso dal carisma salesiano.

 

«Il Motu Proprio è diretto in modo specifico alla Pontificia Accademia di Teologia, ma offre istanze, contenuti, prospettive che interpellano direttamente la Facoltà per il singolare posto che nella sua Offerta formativa occupa la riflessione teologica che, sin dall’origine della Facoltà, è posta in dialogo con le scienze dell’educazione.

Così come Facoltà ci sentiamo particolarmente coinvolte nelle modalità epistemologiche e metodologiche, nei processi, nelle finalità, nelle frontiere che il Papa propone nel Motu Proprio, mettendoci in movimento, in uscita, nei processi dinamici di crescita delle persone e dei popoli, in ascolto fattivo dei bisogni, delle aspirazioni, dei cammini dell’umanità, privilegiando come riflessione scientifica in uscita in modo particolare le frontiere dell’educazione ove si intrecciano, incrementandosi reciprocamente, scienze teologiche e scienze pedagogiche».

 

Come si realizza la feconda coniugazione tra scienze teologiche e scienze dell’educazione?

«La Facoltà, in concreto, nella sua prospettiva pedagogica, ponendo al centro la persona nella sua integralità, di cui la dimensione relazione è costitutiva, si fonda proprio sulla Rivelazione quale realtà teo-antropologica che non oscura gli apporti di altre proposte religiose e umanistiche, anzi le valorizza, illuminandole e dilatandone le possibilità umanizzanti.

Porre al centro la persona comporta l’impegno fondamentale a conoscerne, rispettarne, promuoverne l’eccelsa dignità, l’insondabile mistero, nella consapevolezza della sua eccedenza rispetto a tutte le possibilità offerte dalle scienze. Di qui la necessità del dialogo tra i saperi, operando nella direzione dellatransdisciplinarità. Il poliedro delle antropologie mette in campo istanze e appelli; evidenzia questioni e possibilità, contesti culturali e scientifici; spinge a dilatare orizzonti e ad entrare nel poliedro delle scienze antropologiche - e non solo - in dialogo con i nuovi saperi che non sono solo sfide, ma inedite opportunità di conoscenza e di umanizzazione del mondo».

 

Qual è l’apporto delle scienze dell’educazione allo studio della persona?

«Le scienze dell’educazione possono dare un apporto singolare nello studio dei processi di crescita di ogni persona, dei suoi rischi e fragilità, ma pure delle sue risorse ancora nascoste, delle sue possibilità di rinascita anche dentro oscuri sottoboschi antropologici. La Facoltà, pontificia e gestita al femminile, entra in questo dialogo, mettendo in campo ricerche ed esperienze che possono favorire il ripensamento dei percorsi educativi e formativi nei vari ambiti della crescita in umanità, ma anche nella crescita dei credenti, perché pure il credere è un processo che entra nella umanizzazione dei singoli soggetti e delle comunità.

Nella varietà e vastità del poliedro delle scienze antropologiche e pedagogiche elaborare e proporre un nuovo umanesimo evangelico educativo può essere anche lieta notizia e speranza per i popoli».

 

Motu Proprio Ad theologiam promovendam