Scegli la tua lingua
Home > Archivio Notizie > L’intelligenza del cuore per essere educatori capaci di ascoltare

L’intelligenza del cuore per essere educatori capaci di ascoltaretorna su

Un’inchiesta che ha interpellato due mila donne italiane su eventuali violenze subite prima dei 18 anni di età,  rivela che il 25 %  di loro ha subito abuso sessuale e/o altre forme di abuso, il 49,6% ricorda esperienze infantili sfavorevoli (ESI), solo il 25% riferisce di non aver subito violenza. Sono statistiche dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, rivelatrici di una realtà diffusa, ma poco conosciuta. Le vittime tendono a non parlare, perché «comunicare la violenza significa riattraversarla. E allora si preferisce rimuoverla o espellerla dalla mente».

Esordisce così Claudio Foti, psicoterapeuta, direttore scientifico del Centro Studi «Hansel e Gretel» di Torino, nella lezione dal titolo: La pedofilia, la scuola e i contesti educativi. L’intelligenza del cuore per essere educatori capaci di ascoltare, tenuta presso la Facoltà «Auxilium» di Roma il 5 marzo 2011.

L’incontro conclude il Corso interdisciplinare Uscire dai labirinti della violenza.  La prevenzione e la protezione dei bambini dal maltrattamento, organizzato dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» in collaborazione con il Centro Studi Sociali sull’Infanzia e l’Adolescenza «Don Silvio De Annuntiis» di Scerne di Pineto (TE).

Con sguardo lucido e consapevole il relatore interpella la folta e attenta assemblea di studenti, docenti, insegnanti, professionisti, genitori e educatori: «Perché questi dati non vengono presi in considerazione dall’agenda sociale? Perché non si attivano azioni anche istituzionali di responsabilità sociale? Perché non si contrasta la diffusa tendenza alla rimozione sociale?».

Il dott. Foti introduce l’intelligenza emotiva come «una prospettiva che può aiutare a fare meglio il nostro lavoro educativo». La visione divulgata da Daniel Goleman può fornire una metodologia per l’incontro tra la razionalità e il codice emotivo, per favorire «un rapporto tra testa e cuore, una sintesi tra razionalità e affettività». Questa prospettiva consente di comprendere che «il maltrattamento e l’abuso sono fenomeni di “stupidità” emotiva che hanno radici lontane, nella rabbia radicata nel profondo che acquista potere di comando sul comportamento. L’emozione negativa “sequestra” la ragione e si giunge a considerare l’altro un oggetto e non un’alterità. L’adulto maltrattante e abusante viene da un ambiente in cui le emozioni non sono state pensate né espresse».

In un secondo momento, il relatore presenta l’efficacia di questo approccio nella prevenzione dell’abuso sessuale. Sottolinea che «la comunicazione del problema da parte del bambino avviene quando l’adulto dimostra di essere capace di ascoltarlo. La comunicazione - sostiene Foti - non inizia dalla bocca di chi comunica, ma dall’orecchio di chi ascolta». L’adulto è chiamato ad aprire uno spazio mentale e a creare in sé la disponibilità all’ascolto delle emozioni e del vissuto del bambino.
La comunicazione di un disagio, come quello vissuto dai bambini abusati o maltrattati, è un percorso lento nella ricerca di un adulto disponibile all’ascolto, che non giudica, che non ha risposte preconfezionate. «È importante aiutare i bambini a dare un nome alle esperienze vissute, a far sì che le emozioni, anche quelle spiacevoli, siano pensabili e dicibili. Questo soprattutto nel caso della sessualità».

L’abuso e la pedofilia sono indicatori di un deficit di comunicazione. Pertanto è urgente migliorare le capacità di ascolto dell’adulto, per aiutare il bambino a comprendere che le emozioni in sé non sono giuste o sbagliate, «ma è importante fermarsi a pensare, mettere in parole la fatica e la sofferenza che si provano e permettere agli altri di fare altrettanto».

L’ascolto emotivo è allora una via di prevenzione, specialmente a partire dalla famiglia, intesa come luogo in cui si apprende a pensare e a gestire le emozioni, non a rimuoverle. I genitori e gli educatori possono stimolare i bambini a condividere le emozioni e a interrogarsi su di esse, ad esprimere la verità del proprio vissuto interiore, ad avere fiducia e speranza in sé e negli altri.

 

Galleria di foto
Bibliografia Dott. Claudio Foti
Centro Studi Hansel e Gretel