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Expo e educazionetorna su

Sono più di 300 le persone che hanno risposto alle domande dell’indagine predisposta dalla Prof.ssa Enrica Ottone e dagli studenti e studentesse presenti a Expo.

Le interviste si sono svolte nelle giornate del 23-24 settembre, contemporaneamente alla presentazione della Facoltà a Expo 2015, e si poneva come obiettivo di coinvolgere i visitatori del sito espositivo.

I giovani universitari ed universitarie visitando i padiglioni, tra una fila e l’altra, nell’attesa hanno interagito con chi si trovava in coda, chiedendo se Expo era una opportunità per educarsi e educare andando a riconoscere cioè se ci sono spazi ed esperienze ideati e progettati per nutrire i visitatori, arricchire le conoscenze, suscitare emozioni, rafforzare le convinzioni e stimolare a impegnarsi in scelte responsabili.

Le risposte degli intervistati, grandi piccoli, adulti, anziani, uomini e donne, sono state inserite direttamente online e, attraverso questa pagina del sito della Facoltà era possibile seguire - in tempo reale - non solo lo svolgersi dell’indagine, ma lo sviluppo dei risultati.

Nella giornata del 24 settembre, a Casa Don Bosco, alle 12.00, gli studenti e le studentesse hanno dialogato tra loro, commentando e riflettendo sui risultati raccolti e, a partire dall’esperienza personale, si sono confrontati circa la valenza educativa di Expo percepita dai visitatori avvicinati.

Si è partiti da domande molto semplici: Hai vissuto un’esperienza educativa all’Expo? Quale nutrimento per chi visita l’Expo? Cosa e come hai nutrito il tuo bisogno di conoscere, le tue convinzioni? le tue emozioni? Quali intenti e impegni hai maturato riguardo al senso di responsabilità e di partecipazione? Quale padiglione ha “nutrito” meglio la tua vita?

Si è poi passati a leggere i risultati del questionario. La percezione dei visitatori sembra convergere sul fatto che Expo è un’opportunità per riflettere sulle condizioni del mondo, sulle necessità di interrogarsi sulle sue risorse, sulle sue ricchezze, come pure sulle contraddizioni, sulla costatazione che una gestione non corretta dei beni è indice di ingiustizie, violenze, indifferenza. Expo è una occasione formidabile che attraverso suoni, colori, immagini, tecnologia, multimedialità, interattività colpisce la mente del visitatore, nutre le conoscenze e le arricchisce a partire da angolature differenti. Per molti visitatori Expo è input per “cambiare rotta”, invertire stili di vita e di pensiero. È stimolo dunque a interrogarsi su come “agire” per salvare la terra, la persona, le culture, il pianeta.

Gli studenti hanno anche riflettuto a partire dal concetto di educazione informale: Expo è una potenzialità educativa, che offre spunti, stimoli: è importante allora che chi visita sia attento a coglierli per interrogarsi, crescere, maturare, riflettere, agire. E qui si inserisce l’educazione, il ruolo e la professionalità dell’educatore, che diventa mediazione per aiutare a “leggere, interpretare, cogliere” queste potenzialità e farle diventare opportunità di vita migliore per sé e per gli altri.

Nel pomeriggio del 24, il workshop «La comunità che nutre, la comunità che educa», coordinato dal Dott. Andrea Ascari, Direttore del «Centro Studi D.J. Ottenberg» del CEIS di Modena, Docente all’Istituto Superiore di Scienze dell'Educazione e della Formazione «Giuseppe Toniolo» di Modena, ha efficacemente illustrato il nesso tra nutrire il corpo e educare la persona.

Infatti, nutrire il corpo per gli educatori non ha a che fare soltanto con i bisogni delle persone che incontrano: è un gesto pieno di significati, di testimonianza, un modo di accogliere, formare, mettersi in relazione. Ci si è così “seduti a tavola” nelle case e nelle comunità che accolgono persone (tossicodipendenti, minori stranieri, malati di AIDS) impegnate a riprogettare e ricucire i propri progetti di vita, per capire che condividere un pasto è un modo magnifico per educare le persone e un punto di partenza per coltivare i sogni.

Infine, l’ultimo evento, il workshop gestito da alcuni studenti del «Centro Studi Hansel e Gretel» di Torino dal titolo: «Quando la mente abbraccia il cuore… Educare alle emozioni con le emozioni».

Le periferie dell'educazione sono i vissuti emotivi presenti in maggiore o in minore misura nei bambini che gli adulti spesso non vogliono riconoscere e non vogliono ascoltare: le emozioni di impotenza, solitudine, dolore, paura, confusione, colpa, angoscia, solitudine che mettono in crisi gli adulti. La rappresentazione dominante ed autoconsolatoria che i genitori e i professionisti dell'infanzia tendono ad avere dei bambini finisce per escludere le componenti più bisognose e fragili delle persone in età minore. Gli adulti tendono a non soffermarsi su queste periferie: hanno troppa fretta e una forte tendenza a giudicare e a pretendere, poca vicinanza emotiva e scarsa disponibilità a dialogare con i più piccoli.

 

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