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Un nuovo modello di sviluppotorna su

La prolusione del Prof. Enrico Giovannini apre il nuovo anno accademico, il 62° dalla fondazione della Facoltà: «l’educazione fa la differenza in un nuovo modello di sviluppo sostenibile per salvare il mondo».

 

«Abbiamo 15 anni per salvare il mondo. Un soffio. Il tempo che impiega un bambino, una bambina a diventare adolescente». La preoccupazione apre la lezione magistrale del Prof. Enrico Giovannini, già Presidente dell’Istat e Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, all’inaugurazione del 62° anno accademico dalla fondazione della Facoltà «Auxilium».

Il suo intervento, «Portare l’Italia e il mondo sul sentiero dello sviluppo sostenibile: quali sfide per la ricerca, la politica e l’educazione?» è un’analisi lucida e precisa: 200 milioni sono i disoccupati nel mondo, soprattutto giovani; un rapporto tra ricchi e poveri tra i più squilibrati, distruzione dell’ambiente, mancanza di cibo. Le previsioni dicono che nel 2020, arrivando a una popolazione planetaria di circa 8 miliardi ... il sistema collasserà: «Stiamo abitando un futuro che era stato previsto circa 40 anni fa, ma è un futuro che non vogliamo. Possiamo fermarci - sostiene -. È possibile cambiare perché l’insostenibilità nasce da due fattori: la devastazione dell’ambiente e la distribuzione ineguale, ingiusta, delle risorse».

L’Assemblea delle Nazioni Unite, nel 2015, hanno stilato l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, destinata non solo ai governi, ma alle imprese e alla società civile: «È una visione pienamente integrata dello sviluppo sostenibile, basata su quattro pilastri: economia, società, ambiente istituzioni, e tre principi: integrazione, universalità, partecipazione». Ed è proprio la partecipazione a cui richiama Giovannini: «Destinatari dell’Agenda siamo anche ciascuno di noi, perché sta a noi decidere quale posto giocare nella partita». Il piano per riappropriarci del futuro è per Giovannini un cambio culturale che si radica in una visione chiara: investire sul capitale economico e sociale, sulle persone, produrre beni e servizi, reinvestire e «fare in modo che la nostra generazione mentre sodddisfa i suoi bisogni non pregiudichi quelli della generazione successiva, che, a sua volta, farà altrettanto». Passando a presentare il Progetto AISvS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), Giovannini insiste sull’urgenza di avviare politiche di sviluppo sostenibile che interessano il cambiamento climatico e l’energia, la povertà e le disuguaglianze, l’economia circolare, l’innovazione, il lavoro; il capitale umano, la salute e l’educazione, il capitale naturale e la qualità dell’ambiente, le città, le infrastrutture e il capitale sociale fino alla cooperazione internazionale.

Un vero e profondo cambio culturale e normativo, un interrogarsi su quanto (e come) occuparci o meno del bene del mondo. E, per Giovannini, la differenza la fanno la ricerca e l’educazione. «È importante insegnare ai docenti del domani lo sviluppo sostenibile e educarli alla cittadinanza globale». Ma il riferimento è alla rete delle Università per lo sviluppo sostenibile, con l’invito a impegnarsi concretamente nei fatti e nei gesti quotidiani sull’applicazione dei principi di sostenibilità, sulla didattica, sulla ricerca, sulla sperimentazione «Se arrivare a uno sviluppo sostenibile è difficile, possiamo benissimo continuare così, salvo poi lamentarci che il sistema ci esplode in mano. Siamo invece chiamati come esseri umani al cambiamento, a quella conversione cui ci richiama Papa Francesco nell’Enciclica Laudato sì. Educatori che educano se stessi e il resto del mondo: è l’unico sentiero su cui possiamo incamminarci».

 

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